Gli auguri di don Simone | Stampa |
Scritto da Redazione Toscana   
Mercoledì 20 Dicembre 2017 17:26
“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande Luce…”
 
Queste parole sono l’inizio della prima lettura che sentiremo nella Messa della notte di Natale.
Ce le dice il profeta Isaia descrivendo una visione nella quale il popolo camminava nella notte, errando, quasi senza meta e senza speranza. Ma poi, nel buio, una luce, la grande Luce che fa ritrovare il sentiero e il senso di un cammino che sembrava non avere meta, povero di gioie e carico di delusioni, affanni, malinconie, paure.

L’Avvento ed il Natale sono tempi forti carichi di attese, di propositi. Tutto, se guardiamo bene, ci parla di Gesù e della sua venuta nel mondo. Ci possono aiutare inconsapevolmente anche i lustrini e le tante cose che nei prossimi giorni ci bombarderanno la testa rischiando di distrarre il cuore. C’è nell’uomo un senso di attesa, di vigilanza, un bisogno forte e imprescindibile di Qualcuno che porti forza, risposte, segni concreti per vivere in pienezza la propria vita. E il Bambino che nasce disarma con la sua piccolezza ma rende pienamente umano il Signore del creato e della storia.

Dio è come me. E’ uguale a me. In tutto: nell’avere una famiglia che gli vuole bene, nelle sembianze, nell’avere un cuore, un carattere, la voglia e il desiderio di vivere in pienezza e forza in questo mondo, delle relazioni di amicizia forti e belle, dei contrasti che provocano fratture e allontanamenti e il coraggio di perdonare e abbracciare di nuovo un figlio perduto, la paura di non riuscire ad essere ciò per cui è venuto.
E’ in questo che la nostra religione è unica e radicale: nell’avere un Dio che per farsi amare, accogliere, capire è diventato come i suoi figli. Ci ha voluto e ci vuole talmente tanto bene che per farci comprendere in pienezza il suo amore, lo ha tradotto in termini a noi comprensibili e accessibili. Ha parlato il nostro linguaggio, ha fatto gesti umani, ha usato parole che dicevano di spighe di grano e di chicchi che portavano frutti, di pecore che si smarrivano e che il pastore ritrovava, di uomini in difficoltà che venivano accuditi con amore.
La Sua Luce è chiara, limpida e riconoscibile senza paura di confondersi o sbagliarsi.
Ognuno di noi è quel popolo che cammina nelle proprie tenebre ed ognuno di noi allora può rivedere la Luce. Il profeta continua dicendoci che questa Luce “ha moltiplicato la gioia, ha aumentato la letizia”, che sono legate a doppio nodo alla venuta del Salvatore: ma non quelle effimere e di un momento per aver ricevuto un bel regalo o aver fatto un abbondante pranzo. Dio che viene in mezzo a noi non è un regalo, ma un “dono”.

A noi cristiani in cammino sulle strade del mondo è data la possibilità di accogliere questo dono, di abbracciare e baciare il Bambino, di vedere e affrettarsi verso la Luce. A Natale e tutti i giorni. Dio viene nel mondo e ci visita sempre. In particolare portiamo nel cuore tutti i malati, gli anziani, le persone sole e in difficoltà delle nostre comunità e che ogni giorno incontriamo, ascoltiamo e serviamo. Dio viene a visitarvi ed accarezzarvi in modo tutto speciale, a portare il sollievo e la certezza di una Presenza viva ed amica. Lasciamo aperta la porta del nostro cuore con fiducia e coraggio. E ogni giorno sarà il Natale del Signore e anche il nostro.

Questa la mia preghiera e il mio più sincero augurio per tutti voi, confratelli e consorelle.
Con affetto.             
 
 don Simone